Storia
L'eredità longobarda di Gamondio ad Alessandria
Piera Maldini
Non c'è niente da fare: il passato torna
sempre a galla, perché la verità e la conoscenza sono imbattili, e Alessandria,
benché rimuova con ostinazione ciò che é esistito prima della sua nascita, deve
considerare l' antecedente, come molto interessante per la spiccata personalità
e l'azione incisiva sul territorio, e non rimanere, in quanto Amministrazione,
insensibile alle sollecitazioni di esaminare la propria storia con maggiore
rigore.
La città é nata per opera di Gamondio,
la corte regia fondata nel VI secolo d. C.
tra Bormida e Orba dai Longobardi,
nel momento in cui il console Emanuele Boidi, per contrastare il
marchese di Monferrato, induce nel 1168 d.C i Gamondiesi a trasferirsi nel sito
tra Tanaro e Bormida, aggregando primaditutto
Bergoglio, Rovereto e Marengo.
Ecco alcune delle testimonianze
longobarde che si devono faticosamente scovare in Alessandria.
Si sa che Santa Maria di Castello
presenta pluristratificazioni edilizie, la prima corrisponde al VI secolo,
quando i Longobardi a Rovereto disponevano la corte regia.
E' noto che nei pressi del museo di
Marengo c'é la torre di Teodolinda, nel 590 d.C. regina longobarda, che sposa
prima Autari poi, rimasta vedova, Agilulfo, e
convince quest'ultimo, con l'aiuto di Papa Gregorio Magno, a convertire
in massa al Cattolicesimo il proprio popolo, seguace di Ario. Era stata scelta proprio da loro questa corte
regia come residenza, e nel 700 d.C. il re Cuniberto, che vi passava la
villeggiatura, dilettandosi con la caccia nella Silva Urba, indusse la moglie Ermelinda a seguirlo, per poi tornare di
notte nel palazzo reale di Pavia, per congiungersi con la romana Teodote,
giovane dalla lunga e bionda capigliatura, rinchiusa poi nel monastero a lei
intitolato ( gossip da "Novella 2000" dell'epoca di Paolo Diacono).
Nella chiesetta del Cimitero accanto
alla statua del citato Papa Gregorio I si trova quella di San Baudolino, il
Santo Patrono di Alessandria, vissuto all'epoca del re Liutprando, il cui regno
é il più lungo, e durante il quale l'Arte raggiunge i massimi livelli, tanto
che si può parlare di "Renescenza liutprandea". All'eremita, abitante
a Foro, il suddetto re mandò i suoi ambasciatori, perché attraverso le sue
facoltà divinatorie salvasse il nipote, Anfuso, ferito durante una partita di
caccia. Come li vide arrivare il religioso li anticipò, affermando di sapere la
ragione che li aveva spinti al suo cospetto, ma di non potere fare più nulla,
perché nel frattempo il giovane era morto, confermando le capacità profetiche,
del tutto realistiche.
Nelle Sale d'Arte alessandrine é
deposto, con altre sculture coeve, uno splendido capitello, indiscutibilmente
di fattura longobarda, ma ahimé datato, non si sa bene perché, XIII secolo
anziché VIII (qui occorre assolutamente porvi rimedio). Il pezzo, proveniente
dal duomo costruito nel 1170 e demolito nel 1800 da Napoleone per ottenere lo
spazio per la piazza d'armi, riporta sagome zoomorfe e fitomorfe, che secondo
lo stile peculiare degli esecutori ricorre nei dettagli a figure geometriche
e a particolari minuti incisi. Gli
animali, disposti su due lati, esprimono la dualità della natura umana,
combattuta da odio e amore, in relazione alla cattiveria e alla bontà.
E che dire dello stemma, proprio della
città con croce rossa su fondo bianco e scritta latina, sormontato da corona
turrita e sorretto da due grifoni, animali mitici, qui rappresentati con testa
e ali d'aquila e corpo e coda di leoni, banditi dall'iconografia dal Concilio
di Trento , avendo eliminato le figure mitologiche dall'agiografia
cristiana?! I Longobardi ricorrevano
alla loro raffigurazione, assimilata dalla Grecia orientaleggiante, realizzando
creature derivate dall'unione di più animali sia terrestri, leoni, serpenti sia
dei cieli, come i rapaci, simboli di demoni o di divinità nefaste, aspetti che
non corrispondono più alla nostra cultura. Di emblemi simili se ne trovano in
altre parti d'Italia, ad es. Genova, suggellando l'incisività della dominazione
longobarda nella penisola
Questo simbolo é stato trasferito ad
Alessandria proprio da Gamondio,
lasciando al vecchio centro, divenuto Castellacium, quello con tre torri
sovrastate da corona tra rami d'alloro.
Vi sembra poco.......... !?
03/09/2014 19:55:26
10.02.2018
Elvio Bombonato
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Cammarata (22); Antonio Previti (26); Egidio Vazzas (23); Elda
Turchetti (21); Enzo D’Orlandi (22); Francesco De Gregori (34);
Franco Celledoni (26); Gastone Valente (31); Giovanni Comin
;Giuseppe Sfregola (23); Giuseppe Urso (21); Gualtiero Michielon
(24); Guido...
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