Sta ormai per scadere il centenario dall’anno in cui iniziò la prima guerra mondiale. La Grande Guerra. In questo 2014, oltre a molte altre guerre, meno grandi ma altrettanto maligne, abbiamo visto commemorazioni, ricordi, dibattiti, documentari, film. Un susseguirsi di momenti di riflessione, a cui non vogliamo far mancare il nostro. E, per andare all’epicentro di quei fatti, abbiamo scelto di parlarvi del generale Luigi Cadorna, Capo di Stato Maggiore e Comandante in Capo dell’esercito italiano, finché non venne esonerato dopo Caporetto.
Cadorna fu il “brillante” stratega delle 11 battaglie dell’Isonzo che portarono alla perdita di 560.000 uomini. Ma era ancora lui al comando quando, il 24 ottobre, le forze austro-ungariche e tedesche riuscirono a infrangere la ormai sfatta linea di difesa italiana, in quella che può essere tecnicamente definita come la 12° battaglia dell’Isonzo, ma passò alla storia col nome di rotta di Caporetto. Quelle sole due settimane di guerra costarono all’Italia 10.000 morti, 30.000 feriti, 265.000 prigionieri e 400.000 sbandati in cerca di scampo verso l’interno del Paese.
Le battaglie di “posizione” lungo le linee dell’Isonzo e del Carso sono state partorite dalla strategia militare che Cadorna aveva racchiuso nel suo tristemente famoso “libretto rosso” (dal colore della copertina), che aveva come titolo: “Attacco frontale ed ammaestramento tattico”. Il contenuto del libretto – 62 pagine in formato tascabile – viene pubblicato il 25 febbraio 1915, pochi mesi dopo l’inizio della guerra, come circolare n. 191 del Comando del Corpo di Stato Maggiore. Già il 14 agosto 1914, però, Cadorna aveva avuto modo di esprimere analoghi concetti nella circolare n. 1414.
Di questi concetti, eccovi qualche stralcio:
“Poiché la vittoria è determinata dalla demoralizzazione dell’avversario, conseguir questa equivale a raggiungere lo scopo supremo della battaglia.
I mezzi sono due. La superiorità del fuoco e l’irresistibile movimento in avanti. Di essi il secondo è il principale (vincere è andare avanti) ed a sua volta concorre a conseguire la superiorità del fuoco, specie alle piccole distanze, perché la persistenza nell’avanzare da parte dell’attaccante induce il difensore ad appiattarsi ed a tirare alto.” (pag. 26)
“Se entrambe le artiglierie tirano da posizioni coperte, difficilmente una di esse riuscirà a sopraffare l’altra. Perciò si dovrà costringere l’artiglieria della difesa a smascherarsi…Ciò si ottiene spingendo innanzi la fanteria a distanza tale dal difensore che la sua artiglieria sia costretta – per poterla battere – ad uscire dalle sue posizioni coperte…(pag. 27)
“Ad ogni logoramento od a vuoti troppo sentiti sulla linea di fuoco deve corrispondere un’avanzata dei rincalzi, destinata a determinare una nuova spinta in avanti. Le riserve, nel momento della loro entrata in azione, devono possedere tanta energia da poter oltrepassare la linea di fuoco e contribuire potentemente a trascinare questa, col loro irresistibile slancio, all’assalto. (pag. 31)
“Persistendo con indomita energia nell’avanzata, le perdite saranno minori assai di quelle che si avrebbero esitando o retrocedendo. (pag. 31)
“Se il terreno è del tutto scoperto e privo di ripari per l’intera portata del cannone (assai raro), la fanteria attaccante o deve attraversarlo avanzando per successivi piccoli sbalzi e utilizzando, per proteggersi, gli attrezzi portatili…o pure deve attraversarlo di notte” (pag. 39)
Fin qui, lo stratega. E sul terreno? Crediamo basti un solo commento, quello del tenente Dominioni, alle prese con le trincee nemiche sul Carso:
"Noi non siamo certo dei luminari della strategia. Al corso ci hanno insegnato quel po' di tattica che ci doveva bastare per l'esame…. Ma il terreno di Castagnevizza l'abbiamo visto uscendo a carponi dai varchi (questo ce lo siamo studiato da soli, perché all'Accademia non c'era nessuno, allora, che avesse provato) e ci chiediamo: dobbiamo dunque ostinarci ad attaccare frontalmente anche stavolta, il colle che ha già inghiottito migliaia di vite? C'è in giro, da qualche tempo, un noioso pestilenziale libretto intitolato "Attacco frontale e ammaestramento tattico": c'è scritto come bisogna fare a prendere la posizione. E allora possiamo dimenticare che il colle obiettivo è fiancheggiato da due valloncelli aperti e ben visibili fino in fondo, molto meno fortificati, che sembrano messi lì apposta per l'aggiramento."