In principio era Gamondio ...
... poi ci saranno Castellazzo e Alessandria
L'articolo di Giancarlo
Patrucco del 20 febbraio 2015 "Alessandria, tra vie, incroci e valichi: 1.
un po' di storia" , mi offre lo spunto per sviluppare diverse
argomentazioni, relativi ad Alessandria e ad una materia così complessa qual è la storia, in cui intervengono
certamente fattori geo- politici, ma che richiama nella disamina aspetti
economici, antecedenti e conseguenti, con la possibilità di farne prevalere
alcuni a discapito degli altri a seconda della/e potenza/e vincitrice/i e la
facoltà di registrare e di ricordare ciò che più si ritiene convenga.
La nascita di Alessandria si
vuole avvolta in un fitto mistero, e non viene registrato lo sviluppo effettivo
dei fatti, mentre invece, tanto per agganciarsi ad un luogo comune, la realtà supera la fantasia, ed é davvero
sorprendente e unica.
In principio era Gamondio, il glorioso e potente
Gamondio, tant'è che il geografo arabo Edrisi, lo riporta nella cartina
dell'Italia del 1154 d. C., se pur molto imperfetta e non ancora orientata al
Nord, posto in alto. La collocazione
territoriale non é un fatto irrilevante, se si considera che il centro é
considerato alla stregua di Roma, Pavia, Genova, Mantova, ma attenzione lo
studioso non inserisce Milano, eppure era una città che, per essere la più
riottosa all'obbedienza delle imposizioni delle "regalie"
dell'Impero, infastidirà a tal punto Federico Barbarossa, che non
perderà l'occasione proprio nel 1154 di
raderla al suolo e di disperderne gli abitanti nelle quattro direzioni
possibili , e proprio con l'aiuto di Gamondio, in quel momento Ghibellino. Non
sono neppure trascritte le località "romane", che oggi, a differenza di Gamondio, possiamo
constatare: Acqui Terme, Quargnento,
Oviglio, Solero, Foro (Villa del Foro),
Rovereto (odierno quartiere alessandrino), Bergoglio (abbattuta dai Savoia per
la costruzione della Cittadella) Lu e
l'elenco potrebbe continuare a lungo.
Quattordici anni dopo, nel 1168 d.C., Gamondio,
sparirà come borgo a sè stante e gli subentreranno i suoi "figli"
Castellazzo (Gamondio Antico, il sito originale tra Bormida e Orba,
abbandonato) e Alessandria (Gamondio Nuovo, la Civitas nova tra Tanaro e
Bormida, chiamata poi Alexandria della Palea, palude in latino , storpiata dal
popolo in Paglia ), che a malapena in seguito ricorderanno il loro "padre" .
Questo cambiamento, non del tutto previsto, é avvenuto per opera di Emanuele
Boidi. Vediamo come sono andati i fatti.
Gamondio é
fondato nel VI secolo dai Nordici Longobardi
, in una zona di pianura, che i Romani non avevano preso in
considerazione, preferendo zone collinari meno paludose (Tortona, l'antica
Derthona, per es. come la nostra
capitale sorge su sette colli) e nell'area circostante vi costruirono le
percorrenze stradali: Fulvia, Postumia, Aemilia Scauri, che si raccordavano
tutte a Derthona, ma che rispetto al punto dove sorgerà Gamondio erano situate
ad una certa distanza .
Il toponimo ci indirizza ad una derivazione
tedesca, per la costruzione attraverso due termini, che, per
formulare il nuovo nome, vengono uniti, gau ( luogo ) e mundio (protezione - del re-), una corte
regia, gestita dai suoi funzionari, i gastaldi. La denominazione non é stata
sufficientemente scaramantica, e dal momento in cui la monarchia verrà sbalzata
dalla formazione politica innovativa del Libero Comune, finirà non solo il
privilegio reale, ma anche il centro stesso, come già anticipato pocanzi.
La dominazione
longobarda dura nella nostra patria
circa due secoli e si sviluppa su gran parte della nostra penisola, attribuendole
la denominazione di Longobardia -maior a nord e minor a sud- e
scontrandosi con le altre due potenze ivi presenti, i Bizantini e il Papa.
La Chiesa é l'entità
politica che più si sente minacciata dai dominatori barbari, in quanto
circondata dai loro possedimenti territoriali, e nel momento in cui il timore
si fa più pressante, chiede l'intervento
armato di Carlo Magno, che in virtù del trattato stipulato con Essa dal padre,
ripudia l'adorata moglie Ermengarda, figlia dell'ultimo re longobardo,
Desiderio, e non può fare a meno di accorrere a difendere Papa Adriano I,
provocando la loro irrimediabile sconfitta .
Carlo Magno, divenuto
quindi re dei Franchi e dei Longobardi,
é nominato poi da Papa Leone III Imperatore del Sacro Romano Impero, che lui
organizza con un sistema vassallatico in modo da non dividerlo, ma si sfalderà in men che non si dica con i tre nipoti, cui viene affidata ciascuno una parte territoriale , le future
nazioni Germania, Francia e Italia.
Gamondio é nella fascia di
potere di Lotario, che mantiene l'Impero Tedesco e il Regnum Italiae,
denominazione questa che compare per la prima volta, coniata dal
padre, Ludovico il Pio.
Il quadro politico é tuttavia molto complesso,
laddove l'Impero e i Regni dovranno via via fare conti
sempre più spesso sia con la
Chiesa, che pretende, come massimo potere,
la sottomissione e la propria sfera d'influenza sia con i feudatari che
riusciranno ad ottenere che la proprietà loro assegnata diventi ereditaria con
la conseguente altra frammentazione di
quello che era stato il Sacro Romano Impero. Compaiono anche in Italia le fazioni di sostenitori della Chiesa, i
Guelfi, e quelle che si schierano con
l'Impero, i Ghibellini, e infine quelli che non vorrebbero stare nè con gli uni
né con gli altri, per non essere più oberati di tasse, i Liberi Comuni, ma che
quando l'imperatore Federico I scende nel nostro paese per recuperare il potere
fiscale perso dai sovrani tedeschi che l'hanno preceduto, dopo essersi
aggregati nella Lega Lombarda, trovano necessariamente in Papa Alessandro III
un sicuro alleato.
Gamondio, diventato Libero
Comune nel 1146 d.C. , per le donazioni di territori da parte dei marchesi Aleramici di Bosco e di
Sezzadio, per le disposizioni di Federico Barbarossa sta per essere infeudato
di nuovo al Marchese di Monferrato, Guglielmo
V, il Vecchio, e perdere quell'autonomia da poco conquistata, ma per
aggirare l'ostacolo, vi si oppone il console - carica eminente del Libero
Comune - Emanuele Boidi, che convince i
nobili Gamondiesi, a lasciare le proprie residenze situate in Gamondio, per
trasferirsi con "sacra et profana" a ridosso di Rovereto, dove
costruiscono molti edifici e chiese del borgo lasciato, che perde anche il
proprio toponimo. Pure Bergoglio e Marengo danno il loro primo contributo alla
fondazione della nuova città, che non fa altro che irritare ancor di più il
Barbarossa, in quanto nata senza la sua autorizzazione e per questo la vuole
eliminare.
Un anno dopo, ai primi di maggio del 1169
, per portare la propria adesione alla
Lega, si recano a Lodi tre consoli : Aleramo da Marengo, Oberto di Foro, e
Rodolfo Nebbia. Il fatto che non si precisi di quest'ultimo politico la
provenienza é significativo della confusione generata con lo spostamento
dell'antico borgo longobardo e della questione che si pone per la
denominazione: Gamondio non é più dove era sorto, il suo posto é preso da
Castellacium, ma non si trapianta neppure nel nuovo sito, che dopo Civitas Nova, Cesarea di Gamondio si
denominerà Alexandria, in onore del Papa, che capeggia i Liberi Comuni, che si
sono aggregati contro l'Imperatore.
Superato l'impasse iniziale
Alessandria affronterà le vicende storiche, che danno la propria fisionomia
all'Italia, prima della parte
Settentrionale poi dell'intero Stato.
La nascita di Alessandria si
pone a riguardo dell'aspetto economico sotto i migliori auspici: dopo l'anno
Mille si verificano notevoli progressi nell'agricoltura, quella Prima
Rivoluzione ambientale, che trasforma l'uomo da cacciatore in agricoltore e
allevatore, verificatasi tra il 10.000 e
il 4.000 a. C. nella cosiddetta Mezzaluna fertile delimitata dai fiumi Tigri ed
Eufrate.L'introduzione del collare rigido, di strumenti da lavoro perfezionati
e soprattutto della rotazione triennale delle colture aumentano la resa dei
campi, di conseguenza si fa più intensa l' animazione mercantile e la
possibilità di molti contadini di trasferirsi nel centro abitato, dove poter
avviare attività artigianali. Ordini monastici si affiancano con indefessa
operosità, ad esempio il Tinaio degli Umiliati.
Nella seconda metà del
Settecento, grazie al maggiore rendimento dell'agricoltura per l'adozione della
nuova tecnica della rotazione quadriennale delle colture , si verifica in
Inghilterra la Seconda Rivoluzione ambientale: l'industria. In Italia il
processo di industrializzazione é rallentato dalla mancata Unità, ma dopo il
1861 prende piede anche da noi. Com'é noto la più famosa fabbrica alessandrina
è la Borsalino.
Con il miracolo economico
italiano del 1960 il Terziario si espande, modificando totalmente il territorio
con strade, autostrade, ferrovie, case,
ecc. e la mentalità con attività e professioni legate al progresso. Alessandria
fa parte di questo contesto.
Il Quaternario di quest'ultimi anni del nuovo millennio con tutto ciò che é legato ai computer, alla
telematica e alla robotica ha rivoluzionato tutto il quadro precedente
generando la profonda crisi nella quale stiamo sprofondando e Alessandria non é
un'eccezione.
A questo bisogna aggiungere
la scarsa volontà di fare politica da parte di quella maggioranza che dirige il
Governo, volta a soddisfare l'ambizione della carica, la BCE, considerare
fondamentale lo spread e mai pensare al popolo, alle condizioni economiche e
sociali, all'agricoltura, all'ambiente, mentre dovrebbe considerare il denaro
non lo scopo dell'esistenza, ma il mezzo per raggiungere gli obiettivi, che si
devono porre.
Come può Alessandria
riemergere da sola da una siffatta situazione?