Angelo Augello (22 anni); Antonio
Cammarata (22); Antonio Previti (26); Egidio Vazzas (23); Elda
Turchetti (21); Enzo D’Orlandi (22); Francesco De Gregori (34);
Franco Celledoni (26); Gastone Valente (31); Giovanni Comin
;Giuseppe Sfregola (23); Giuseppe Urso (21); Gualtiero Michielon
(24); Guido Pasolini (19); Pasquale Mazzeo (21); Primo Targato
(21); Salvatore Saba (23).
Gli uccisi nell’eccidio di Porzus
(malga in provincia di Udine), dal 7al 18 febbraio 1945 furono 19.
Tutti partigiani della Brigata Osoppo, comandata da De Gregori, in
prevalenza costituita da cattolici (nacque nel seminario di Udine il
7 marzo 1944), la quale aveva più volte rifiutato di essere
sottoposta al Comando partigiano sloveno. Gli autori delle
fucilazioni furono cento partigiani comunisti italiani, della
Divisione Garibaldi “Natisone” , guidati da Mario
Toffanin,”responsabile della strage di Porzus”(Raoul Pupo)
incaricato del lavoro sporco, pare , dalla Federazione del PCI di
Udine, su richiesta del IX Korpus del Comando sloveno (Marina
Cattaruzza). Il quale Toffanin aveva sulle spalle numerosi reati
:“sequestro di persona, rapina aggravata, estorsione, concorso in
omicidio aggravato e continuato” (Paolo Deotto). Definito “uno
squilibrato dalla fedina penale sporca” dal Commissario politico
delle formazioni “Garibaldi” in Friuli; il quale in seguito
cambiò inaspettatamente idea.
Nonostante una bibliografia ormai
imponente (centinaia di titoli), ancora non si capisce perché sia
avvenuto questo orrore. Annoto alcuni punti fermi, così come mi
vengono, senza collegamenti, che la mia scarsa competenza non mi
consente. Le tesi giustificative del particolare momento storico,
delle contraddizioni interne al movimento partigiano, delle lotte
intestine delle bande (Roberto Battaglia), a mio avviso, non sono
applicabili a questo caso. Roberto Battaglia sostiene una tesi
innocentista, con ripugnante mistificazione dei fatti; il capolavoro
di Claudio Pavone condanna la strage , ma la confina nella nota 106,
di 5 righe, del cap. sesto
I partigiani jugoslavi non furono solo
gli eroici combattenti contro i tedeschi: furono anche quelli delle
foibe, in cui finirono per primi i comunisti istriani che
rifiutavano l’annessione della loro terra alla Jugoslavia.
Togliatti e Longo, in ossequio ai voleri di Stalin, erano invece
favorevoli alla cessione dell’Istria, compresa Trieste(Vincenzo
Bianco, nominato da Togliatti delegato del PCI in Slovenia, affermò
il 24 settembre 1944 : “Trieste,
come tutti gli italiani veramente democratici antifascisti, avranno
un migliore avvenire in un paese dove il popolo è padrone dei propri
destini, che non in un'Italia occupata dai nostri alleati
anglo-americani”), e pare abbiano dato l’assenso
al comando sloveno in Friuli. Appena compiuto il massacro,
seppelliti immediatamente i corpi, poi ritrovati, in una fossa
comune, gli autori si resero conto di quello che avevano fatto:
all’inizio l’eccidio fu nascosto, poi attribuito ai tedeschi/
fascisti. Infine sostennero che i partigiani da loro assassinati
fossero spie e traditori. Il 23 giugno 1945 la Brigata Osoppo
presentò la denuncia alla Procura di Udine. Il processo iniziò
nell’ottobre 1951 a Lucca, Toffanin e altri due luogotenenti
(fuggiti subito in Jugoslavia) condannati all’ergastolo,confermato
in Cassazione. Indulti e amnistie, fino alla finale inquietante
grazia di Pertini, non appena eletto Presidente della Repubblica
Mi viene in mente l’armadio della vergogna, ritrovato nei primi
anni del 1990, contenente le denunce dei crimini commessi
dall’esercito tedesco nel 1943/45, insabbiate per volere degli USA,
che avevano fatto della Germania Ovest la più importante base
militare antisovietica.
Il silenzio sull’eccidio di Porzus
fu proseguito dai Governi italiani su consiglio della NATO, per lo
stesso motivo precedente: salvaguardare Tito, che si era appena
messo contro Stalin, e gli USA speravano di catturare. E’ vero
che l’esercito italiano in Jugoslavia non fu affatto composto
da“brava gente”e che si rese responsabile di crimini orrendi,
però l’odio degli Jugoslavi verso gli italiani esisteva da secoli.
Gli italiani abitavano le coste fin dai tempi dell’impero romano,
poi sotto il dominio della Repubblica di Venezia, cessato col
Trattato di Campoformio (Napoleone: 1797); sloveni serbi croati ecc.
popolavano l’interno. Il PCI e l’ANPI, nonostante la presenza di
un forte dissidio sulle linea da seguire, , difesero fino all’ultimo
gli assassini. La pace tra l’ANPI e la Osoppo avvenne solo nel
2017, dopo che il Presidente Napolitano il 29 maggio 2012, visitando
il Friuli, ebbe posto una targa in memoria degli uccisi.
Va ricordato che uno degli assassini
diventò segretario del PCI a Belluno, un altro segretario regionale
dell’ANPI, un altro ancora presidente del Comitato ANPI di
Pordenone.
E’ in corso un’iniziativa per
dichiarare la malga di Porzus monumento nazionale; alcuni dirigenti
dell’ANPI locale si sono opposti (Messaggero Veneto, 19/5/2010).
Nel 1997 Renzo Martinelli girò il
film sull’eccidio “Porzus”, giudicato retorico da Morandini,
presentato al festival di Venezia, e boicottato; non uscì nelle
sale, in TV parecchi anni dopo.
BIBLIOGRAFIA consultata:
Il saggio pubblicato su Wikipedia,
equilibrato ed esaustivo.
ROBERTO BATTAGLIA, Storia della
Resistenza italiana, Torino, Einaudi, 19564.
CLAUDIO PAVONE, Una guerra civile,
Torino, Bollati Boringhieri, 1991.
RAOUL PUPO, Il lungo esodo, Milano,
Rizzoli, 2005.
MARINA CATTARUZZA, L’Italia e il
confine orientale, Bologna, il Mulino, 2007.
Allego la bellissima poesia di
Pasolini, sul fratello e sulla madre, che spesso facevo a scuola. E’
facile, non serve il commento.
Vicina agli occhi e
ai capelli sciolti
sopra la fronte, tu
piccola luce,
distratta arrossi le
mie carte.
Adolescente
ardevo fino a notte
col tuo smunto
chiarore, ed era strano
udire il vento e
gl'isolati grilli.
Allora, nelle
stanze, smemorati
dormivano i parenti,
e mio fratello
oltre un sottile
muro era disteso.
Ora dove egli sia
tu, rossa luce,
non dici, eppure
illumini; e sospira
per le campagne
inanimate il grillo;
e mia madre si
pettina allo specchio,
usanza antica come
la tua luce,
pensando a quel suo
figlio senza vita.
PIER PAOLO PASOLINI
1954 (“Diario”)